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L’arte della rimozione

​Verdini e Zanetti fanno quella riflessione che non si è fatta alla Direzione del Pd. È bellissimo. Ma sapete, il Partito Democratico ha ereditato il peggio che il cattolicesimo democratico e il comunismo italiano potessero offrire. Tra le altre cose, l’arte della rimozione. 

In questi giorni abbiamo rappresentato al Presidente della Repubblica e successivamente al Presidente del Consiglio incaricato la nostra disponibilità e il nostro senso di responsabilità: siamo convinti che il Paese abbia bisogno di un governo nella pienezza delle sue funzioni, sufficientemente forte per far fronte alle immediate emergenze economiche ed internazionali legate al ruolo del nostro Paese, e alla imprescindibile necessità di una legge elettorale che, a nostro avviso, non può che essere il frutto del lavoro del Parlamento della Repubblica e che doveva e deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio.

Di tutto ciò non abbiamo avuto dal presidente del Consiglio incaricato alcun riscontro: al contrario apprendiamo la seria possibilità che venga varato un governo “fotocopia”, senza alcun approfondimento sulle questioni in campo.

Di conseguenza, in coerenza con un’azione che in questi ultimi diciassette mesi ha assicurato al Paese la governabilità e la realizzazione di importanti provvedimenti senza alcuna contropartita, non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis.

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