Quindi alla fine si potrebbe andare davvero verso il governicchio di scopo, guidato da un Presidente del Consiglio – se alla fine si rimane su Gentiloni – molto debole (con tutto il rispetto) e tenuto in ostaggio da un Congresso del Pd in corso. Quest’ultimo, essendo così riavvicinato, a marzo (personalmente pensavo si arrivasse almeno a settembre), si preannuncia un po’ una farsetta, oltre che una forzatura rispetto alla prossima data del voto – che poi, per non “logorare” l’eventuale vincitore delle primarie, dovrà essere per forza a maggio/giugno.
Perchè dico che il Congresso del Pd sarà un po’ una farsetta? Perché saranno candidati lo stesso Renzi, probabilmente, poi Enrico Rossi e Bob Hope anche detto Speranza. Michele Emiliano non è scemo, e non si sporcherà le mani: piuttosto rimane altri tre anni e mezzo tranquillo tranquillo in Regione Puglia. E fa bene così. L’ipotesi Pisapia, che si era auspicata su questa bacheca con una certa dose di fantasia, diventa invece ancora più “fantastica”.
Perché penso che Gentiloni non sia una scelta fortunata per il Pd, e soprattutto per Renzi? Perché PROLUNGA il problema, invece di curarlo. PROLUNGA la maggioranza bocciata alle urne, invece che almeno anestetizzarla, o allargarla. PROLUNGA la frustrazione di molti italiani, invece che dar loro o il voto o almeno un governo che non sia così dichiaratamente una propaggine dell’ex Presidente del Consiglio.
Molto ha pesato – oltre a Mps, i terremotati e il G8 di Maggio – una questione mica da poco, che avevamo sottovalutato e che invece non bisogna MAI sottovalutare – cioè LE NOMINE alle agenzie di stato e alle aziende pubbliche (Eni, Enel, Terna, Poste ecc. ecc. ecc.). Che qualcuno – citofonare Luca Lotti – vorrà confermare direttamente dall’ufficio a Palazzo Chigi, non con qualche manovra acrobatica:
http://lapresse.it/nomine-privatizzazioni-e-fusioni-le-ered…
A mio avviso – ma molti amici qui e fuori hanno opinione opposta – quella di proporre Gentiloni è una scelta sbagliata. Non la peggiore di tutte, ma sbagliata, e per motivi in fondo piuttosto semplici:
– Perché mai, io elettore italiano deluso da Renzi e dal suo governo, dovrei bermi la storia delle dimissioni da tutto, quando poi di fatto le mani sul sistema rimangono le stesse (e non credete che non uscirà fuori: Fatto e M5S sono già prontissimi a martellare su questo)?
– Soprattutto, cosa dovrebbe motivarmi a sostenere un leader, quando questo torna in campo dopo soli tre mesi da una bocciatura enorme, come se nulla fosse?
Miracoli (o tragedie) a parte, difficilmente la percezione del personaggio potrà cambiare troppo, in così poco tempo. A Renzi servirebbe un percorso di redenzione, una ristrutturazione del suo messaggio di fondo, del suo senso storico come leader, insomma un vero e proprio “ritorno”.
Se metti un amico tuo al governo, fai tutte le nomine per procura, vivacchi per mesi, conduci nel tuo partito un Congresso-farsa, in cosa consta questo ritorno? Se rimani, se non te ne vai, non puoi “ritornare”: si tratta di logica elementare. E non stai neanche lasciando il testimone a qualcuno che magari propone una linea alternativa, no. Non buono.
Poi magari stiamo prendendo un grosso abbaglio, il governo lo fanno davvero “con tutti” (tranne i grillini, ovviamente), e addirittura Renzi non si candida manco al Congresso che verrà annunciato il 18 dicembre.
Ci diranno di più, il sabato e la domenica.
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