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Per delle giuste regole del gioco: Finanziamento dei partiti 4 dummies

La mia tesi di laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ha come titolo “Il finanziamento dei partiti: il caso italiano e l’esperienza statunitense” (nel link, la tesi intera).
Qui sotto: la proposta -alcune idee- finale, semplificata e depurata per risultare un po’ più “immediata”. 

Cos’è un partito?
Serve UNO STATUTO GENERALE DEI PARTITI, il meno possibile invasivo, che costringa però questi ad assicurare il rispetto del metodo democratico di cui all’articolo 49 della Costituzione. Bisogna rendere i meccanismi di scelta interni, come i congressi e le primarie per i candidati a una qualsiasi carica, delle sfide realmente eque e democratiche (PAR CONDICIO!), il meno possibile influenzate da diverse logiche particolaristiche.

Finanziamento pubblico diretto
Riformare il finanziamento pubblico diretto (ossia i trasferimenti di denaro stato-partiti) secondo principi di “accessibilità vincolata” e “proporzionalità”, rispettando dunque pari opportunità ed evitando la cristallizzazione di equilibri politici già esistenti.
Ecco due soluzioni che possono garantire EQUITA’ di partenza e MERITO alla competizione elettorale:
– una quota FISSA da ripartire egualmente alle formazioni candidate (a determinate condizioni, come, per le elezioni nazionali, la candidatura di propri esponenti in almeno 3/4 delle circoscrizioni), prima delle elezioni;
– un rimborso elettorale di qualche decina di centesimo (Tocci ne propone 20, mentre in Germania è pari a 85 centesimi per le elezioni federali) per voto ricevuto.

Cofinanziamento
Il cofunding esiste in America, in Germania, e lo aveva introdotto anche Monti nel 2012.
E’ una corresponsione pubblica per ogni euro raccolto privatamente attraverso piccole donazioni (3.3000 euro in Germania, 250 $ in US). Si potrebbe imporre un tetto tondo di 1000 euro per le donazioni, e differenziare la corresponsione:
– 50 centesimi per ogni euro raccolto in campagna elettorale (IMPORTANTE definire precisamente un “periodo di campagna elettorale”)
– 30 per ogni euro raccolto durante l’attività ordinaria del partito.

Finanziamento privato
– I tetti proposti dal decreto Letta sono TROPPO ALTI (sia per quanto riguarda i limiti massimi per le donazioni detraibili che i limiti massimi veri e propri): perché non disporre un meccanismo progressivo di credito di imposta, che parta ad esempio dal 52% per le contribuzioni più basse (come nel decreto legge ora approvato) sino ad arrivare, idealmente, allo 0% per la contribuzione corrispondente al tetto predefinito (ad esempio: 50.000 euro)?
– BLIND TRUST: le donazioni, di qualsiasi misura, versate ad un conto gestito da un’autorità indipendente, vengono poi elargite al partito indicato, in misura costante e in forma anonima. Si garantiscono così, grazie alla non riconoscibilità dei finanziatori, sicurezza di questi ultimi e indipendenza dei partiti dai finanziatori stessi.
– FONDAMENTALE imporre un divieto di finanziamento privato dei partiti per enti pubblici, società in parte pubbliche (al 20% per la legge Monti, o al 25% in Germania ad esempio) e, come suggerisce l’Europa, società che erogano servizi pubblici.

Fondazioni
Agevolare (anche con fondi pubblici: si tratta di finanziare formazione ed educazione politica) la creazione di un’UNICA FONDAZIONE, di studio e ricerca, in contrapposizione alle innumerevoli fondazione che ora popolano e influenzano, troppo opacamente, la vita dei partiti: è necessaria per le fondazioni una disciplina di TRASPARENZA FERREA.

A proposito di trasparenza, i bilanci dei partiti devono essere pubblicati in maniera completa ma leggibile, evitando l’aggregazione di dati, e soprattutto in tempo utile per una chiara informazione del cittadino durante il periodo di campagna elettorale (ed entro un certo periodo antecedente al voto). Lo stesso vale, come anticipato sopra, per le fondazioni.

Controlli
Serve un ORGANO INDIPENDENTE (Corte dei Conti? Creare un’Autority sul modello della Federal Electoral Commission?) che possa vigilare sul rispetto delle regole, sia autonomamente che in collaborazione con altri, evitando il più possibile la stratificazione di competenze tra corpi diversi.

Necessario RIMODULARE le sanzioni: rendere più significative quelle pecuniarie per i partiti e ripristinare responsabilità penali e amministrative per i tesorieri.

Finanziamento pubblico indiretto
Vanno assicurati i cosiddetti contributi indiretti, e in maniera equa, a tutti i partiti e i movimenti politici: l’accesso gratuito ai mass media, la concessione gratuita di spazi pubblici, gli sconti sulle spedizioni postali.

Abolire il finanziamento pubblico alla stampa di partito. Non è né equo né trasparente, ed è dunque le lesivo della necessaria equa e democratica possibilità di esprimersi: perché non reindirizzarli alle fondazioni uniche?

Finanziamenti privati indiretti
Nell’era della comunicazione di massa azioni o comportamenti continuativi, comunque non illegali, di gruppi sostanzialmente deregolamentati (come sono appunto i superPACs in America, ma anche, ad esempio, i grandi gruppi editoriali in ogni angolo del globo), hanno un effetto dirompente sulla pubblica opinione: possono sostanzialmente manovrarla o influenzarla sensibilmente.
Dovremmo aprire un’analisi più profonda: esiste un’effettiva equità nelle opportunità di espressione del pensiero, politico e non solo? Come equilibrare il tutto, soprattutto durante le campagne elettorali? E’ un tema delicatissimo, e forse guardarci attorno (internazionalmente parlando, soprattutto dall’altra parte dell’oceano -vedi caso Citizens United-) non ci farebbe affatto male.

Regole per il lobbying
Il LOBBYING, nella cultura comune italiana, possiede ancora connotazioni quasi esoteriche, ma l’attività dei cosiddetti “lobbisti” viene portato avanti tutti i giorni, in ogni ora, in qualsiasi luogo che possa intrecciare interessi economici e politici: ed è proprio qui che sta il forte collegamento, evidentemente non ancora notato dal legislatore italiano, tra lobbying e finanziamento della politica. E’ forse proprio per la mancanza di una legislazione coerente e chiara che il nostro paese spesso incorre spesso in casi di corruzione, e la nostra pubblica opinione nel reiterato sospetto di rapporti opachi fra, ad esempio, uomini dell’imprenditoria e personaggi istituzionali.
E se abbinassimo alla riforma del finanziamento della politica l’approvazione di regole per l’attività di lobbying, anche qui sulla falsariga del modello americano?

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