Nella scorsa settimana ho messo su, per un esercizio didattico così come un po’ per gioco, un sondaggio di 10 domande sul futuro della sinistra e del centrosinistra: cause della crisi, temi, parole d’ordine, ma anche leader, partiti e coalizioni.
Dopo tre giorni, il gioco è diventato abbastanza serio e ha raccolto ben 500 risposte. Sebbene il sampling – il campione – dei rispondenti al sondaggio sia per forza di cose viziato dalla mia “bolla”, cioé dalla mia bacheca Facebook e dai gruppi con cui interagisco sul web, i dati raccolti permettono comunque di ricavare qualche correlazione interessante.
1 – Posizionamento
Questo soprattutto grazie alla prima domanda, che ha permesso ai partecipanti di definirsi politicamente scegliendo tra alcune opzioni. Questi i risultati:
2 – Le cause della crisi
La seconda domanda chiedeva di mettere in ordine un numero limitato di cause – quattro – della crisi globale della sinistra e del centrosinistra oggi. La crisi economica e finanziaria, così come la frammentazione della classe lavoratrice risultano quasi alla pari, poco sotto la debolezza dello stato-nazione. L’immigrazione e il multiculturalismo, invece, per il campione interrogato dal sondaggio, sembrano essere viste come cause meno importanti:
Tuttavia, se analizziamo le risposte date da chi si definisce liberal, liberale sociale, riformista, vediamo che la crisi economica e finanziaria sembra essere vista come la causa maggiore della crisi di sinistra e centrosinistra:

Le cause della crisi, per i liberal
Per chi si definisce invece di sinistra, anche radicale, è il declino e la frammentazione della classe lavoratrice la prima problematica:

Le cause della crisi, per la sinistra
3. Qual è il problema?
Perché la sinistra e il centrosinistra non riescono più a vincere le consultazioni elettorali? O, se non altro, fanno sempre molta fatica? La risposta più popolare e’ di gran lunga la distanza dai problemi della gente comune.
Tra le altre risposte, le due piu’ comuni risultano invece la frammentazione interna e l’incapacità di riforme strutturali che superino/limitino gli effetti distorsivi del liberismo/capitalismo.
4 – Le priorità
Su cosa dovrebbero concentrarsi sinistra e centrosinistra nel prossimo futuro?
Redistribuzione, diritti sociali e libertà civili vanno ancora per la maggiore.
Tuttavia, possiamo notare delle differenze interessanti quando andiamo a vedere quali sono le priorità di chi si posiziona più a sinistra, per i quali il reddito minimo risulta in una posizione relativamente alta..

Le priorità per la sinistra
..e le priorità di coloro che si definiscono liberal, più attenti ai bisogni delle imprese, così come a meritocrazia, efficienza, libertà individuali. Una soluzione come il reddito minimo risulta invece fortemente impopolare.

Le priorità per i liberal
È interessante a vedere quali sono le priorità degli altri, cioé di chi si definisce di centro, di centrodestra, di destra, o né di destra né di sinistra, sebbene abbiano risposto in numero esiguo. Queste sono piuttosto simili a quelle dei liberal, con una maggiore attenzione alla libertà d’impresa, ma tuttavia senza sdegno per il reddito minimo.

Le priorità degli altri
5 – La parola d’ordine
Con la quinta domanda ho cercato di capire quale dovrebbe essere la parola d’ordine che più deve caratterizzare la sinistra del prossimo futuro. Uguaglianza e Lavoro giocano ancora la parte del leone, ma anche sharing / condivisione ottiene un ottimo risultato. Tra le altre risposte, figurano invece soprattutto sviluppo e crescita, dignità e solidarietà, socialismo.
Ancora una volta, vale la pena guardare alle parole preferite da chi si definisce liberal, per i quali l’Uguaglianza scala in terza posizione, preceduta da Lavoro e Sharing / Condivisione.

Le parole dei liberal
Interessante vedere come per la sinistra l’Uguaglianza superi il 40%, staccando il Lavoro.
Ed è ancora più interessante vedere come per gli altri (centristi, destra, indipendenti) la parola Condivisione desti un certo interesse.
6 – Quale leader (di coalizione e non)?
L’ex Premier e Segretario del Pd Matteo Renzi rimane il leader più popolare, ma è tallonato dall’ex Sindaco di Milano Giuliano Pisapia. A distanza seguono Civati, Orlando e De Magistris. Tra gli “Altri” prendono più voti Enrico Letta e Nicola Zingaretti.
Tra chi si definisce Progressista, Socialdemocratico, “di sinistra-centro” (oltre il 40% del campione) è Giuliano Pisapia a sfiorare il 30% dei consensi, mentre Renzi e Orlando sono appaiati poco sopra il 15%.
Tra i liberal riformisti Renzi è invece quasi al 60%. Tra gli “altri” c’è un quasi-monopolio di Enrico Letta.
Infine, a sinistra, possiamo notare com’è ancora lontana la definizione di una leadership chiara. Anche tra gli “altri” è popolare il commento “Nessuno, ancora”. Interessante notare, nonostante il campione limitato, come Giuliano Pisapia – che ha sempre chiaramente espresso la volontà di formare una coalizione che comprenda il Pd – sia comunque considerato al pari di un leader di una forza autonoma, come Giuseppe Civati.
7 – In Italia, quale coalizione?
Ho chiesto con quale assetto si preferisce che la sinistra o il centrosinistra vada alle elezioni.
I liberal riformisti preferiscono che il Pd vada da solo, poco sopra un’opzione di coalizione.
La sinistra, invece, preferisce in maggioranza una rottura netta col Partito Democratico, ma non disdegna una coalizione progressista.
8 – Come andrà a finire?
È interessante misurare quali sono le aspettative rispetto ai risultati di ogni diversa coalizione considerata nella domanda precedente. È la coalizione progressista di centrosinistra col Pd l’assetto che si crede più “performante”, ma viene creduto comunque difficile che essa possa arrivare al 40%.
La coalizione di sinistra senza il Pd è vista da più del 90% dei rispondenti sotto il 20%, mentre il Pd da solo è visto da più dell’80% sotto il 30%.
I liberal sono generalmente più ottimisti, sia per quanto riguarda il Pd da solo che per un’eventuale coalizione del Pd con la sinistra e i centristi.
Interessante vedere i rispondenti fuori dallo spettro di centro e centrosinistra, i quali danno più chance di buon risultato a una coalizione centrista che a una progressista.
9 – Le primarie del Partito Democratico
È il non voto a vincere di gran lunga nella contesa, sfondando il 40%. Segno di disaffezione alle vicende interne del partito più importante del centrosinistra? Un po’ sotto, Orlando sfiora il 35%, Renzi supera di poco il 20%, ed Emiliano non arriva al 5%.
Tra i progressisti Andrea Orlando sfiora il 50%, Renzi va sotto al 10% ed Emiliano arriva al 7%. I “Non voterò” superano il 30%.
Tra i liberal Matteo Renzi è al 56% e Orlando al 22%.
È a sinistra che l’astensione sfonda il 70%, Orlando si ferma al 25% e sia Renzi che Emiliano fanno giusto il 2,5%.
10 – Qualche minima correlazione (ma facciamone altre!)
Il gruppo di rispondenti che si sono definiti “Liberali sociali, riformatori, di centrosinistra” corrispondono in gran parte al gruppo che sosterrebbe Matteo Renzi sia alle prossime primarie del Pd che, in generale, come leader di un’eventuale coalizione.

Il posizionamento politico degli elettori di Renzi e Orlando alle primarie Pd
È da notare inoltre come i sostenitori di Renzi come segretario del Pd lo vedano senza alcun dubbio anche come un leader di coalizione, come un “leader elettorale”. La maggioranza relativa di chi sosterrà Orlando, invece, si affida a Pisapia.
Passando, appunto ai tre leader più supportati dal mio campione (Matteo Renzi, Giuliano Pisapia e Giuseppe Civati), così si definiscono i loro supporter:
E questo è ciò che faranno il 30 aprile alle primarie del Pd:
C’è un numero letteralmente infinito di correlazioni con cui giocare: non esitate a chiedere. Grazie per la lettura e per la partecipazione al sondaggio!