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Napoli, Salvini, il basso cabotaggio di De Magistris


Francamente non credo che, come dicono in molti, il consenso per Salvini sia aumentato, oggi, a causa di quelle manifestazioni violente. Né a Napoli, né in nessun’altra parte del Sud, né d’Italia. Non credo neanche che Salvini stia passando da povera vittima, dato che è e ormai appare sostanzialmente come un provocatore, costitutivamente fiero di essere tale. Non è un caso che non vada oltre al 12, 13% di consensi, almeno nei sondaggi – grillismo permettendo. Non è un caso che Salvini non faccia mai QUEL salto di qualità. Perché Salvini è quello che è: un razzista piuttosto ignorante, continuamente in televisione, che ha di fatto tradito il senso stesso della formazione che guida, a cui neanche ha il coraggio di dire la verità. 
La manifestazione violenta, disordinata, indisciplinata, è più che altro dannosa per chi l’ha promossa. Per i valori che si volevano difendere. Per un capopopolo che, così come alle scorse elezioni, con quelle terribili “guardie popolari” di fronte ai seggi, dovrebbe imparare ad esserlo e farlo davvero, il capopopolo. Come facevano i comunisti nelle borgate putride e disastrate della Roma del dopoguerra. A guidare fisicamente, a prendersi le proprie responsabilità, a trasformare la plebe in comunità e poi in classe. Giggino il capopopolino, invece, non era neanche lì, alla manifestazione, dopo aver chiamato le sue truppe malvestite alla rivolta. 

De Magistris, insomma, alla fine si dimostra solo un altro investitore politico di bassissimo cabotaggio.

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