In Tv, sui giornali, nei dibattiti all’interno delle università, i liberal e i progressisti americani stanno discutendo con mente aperta, in maniera onesta, dura e consapevole del futuro del Democratic Party e non solo.
Non hanno paura di fare il nome di persone, posizioni e soluzioni radicali, che fino a qualche mese fa sarebbero sembrate incredibili, assurde, fuori da ogni potabilità politica. Non hanno paura, gli stessi liberal, di condannare senza appello le loro èlite. Non trattengono la mano.
Questo perché ciò che era – solo apparentemente – incredibile e assurdo, una settimana fa è semplicemente successo. E allora bisogna adattarcisi, combatterlo con le armi giuste, aggiornare un mindset, correggere le lenti con cui si guarda il mondo. CAMBIARE, e farlo in fretta.
Eppure sono passati solo otto anni da un trionfo che sembrava definitivo, quello di Barack Obama: quanti ne devono passare ogni volta, in Italia, per abbandonare luoghi comuni che sembrano intramontabili, tic, sepolcri imbiancati?
Che vi piaccia o no – e tanti sono i lati di questo paese che non amo, tutt’altro – l’America è fatta di materia resiliente. E questa è la sua più grande forza.