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Cosa ho visto al rally di Trump?

Ho visto famiglie apparentemente normali, con tanto di bambini, così come gente un po’ più strana/white thrash fanatici di Harley Davidson in gilet di pelle, così come padri che, essendo noi italiani, ci hanno prima di tutto chiesto della Beretta e della Benelli (o Benetti?), e poi hanno scherzonato tantissimo sulla pizza EHEH! tante battute SIMPATICISSIME su Hillary Clinton e i Dem, così come signore di 80 anni urlare “Lock Her Up!” un po’ di cinesi, e due ebrei ortodossi con kippah e trecce cappelli venduti per 20$, e qualche giovane latino e afroamericano fomentati

Dal palco, una serie infinita di cliché e boiate micidiali da parte dei surrogates, che non sto qui a documentare. Ma i repubblicani ci sono, sono tornati a casa

L’atmosfera? Un po’ greve, da assedio, da reazione, da matto che potrebbe scattare da un momento all’altro, ma in fin dei conti non minacciosa: gente alla fin fine piuttosto pacifica

Trump? Solito canovaccio, e dopo altri cinque comizi in cinque stati in un solo giorno, magari era anche un po’ stanco. Mactuto notare una cosa importante: ciò che infiamma tanto i fan, a parte i cavalli di battaglia come il muro (BUILD THAT WALL!), è una questione molto pratica come l’Obamacare, che non so per quale dinamica (prometto che ci studio) sta provocando rialzi vertiginosi dei premi delle assicurazioni (la mafia) in tutti gli Stati Uniti.

Insomma: se fai una roba che poi si rivela funzionare male, lo paghi. Se non spieghi alla gente le conseguenze inevitabili del futuro (e cioè, che i miners in miniera non ci torneranno più, e c’è poco da fare), lo paghi.

Esperienza memorabile, ma anche mai più.

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