Vi ricordate quando Matteo Renzi era inviso al 90% del suo Partito? Ecco, pensate se, a furor di popolo – e senza il sostegno che poi ha avuto da tutto l’apparato che ha sempre, a parole, combattuto – fosse diventato Segretario nel 2013. Ereditando un partito a pezzi e all’opposizione – cosa non molto lontana dal reale: togliete qualche migliaio di voti a Bersani a febbraio, e zac, ecchete il Berlusconi IV (o chi per lui).
Ora mettete Renzi, inviso al 90% del suo Partito, a fare una difficilissima opposizione ragionata, stretto tra una necessità di rinnovamento del partito, della sue strutture e delle sue politiche (e quindi a necessarie convergenze col centrodestra al governo) e, dall’altra parte, giovani freschi e baldanzosi come Di Maio e Di Battista a fare opposizione ancora più feroce (e irrazionale) di quella che già fanno oggi.
È solo un gioco, e Renzi non sarebbe mai stato così scemo, ma provate a immaginare: ci sarebbe arrivato, inviso dal 90% del suo Partito e del suo gruppo parlamentare eletto con Bersani, in questa difficilissima situazione, alle amministrative del 2015?
Riflettiamo, in un’epoca di distacco forte tra istituzioni e ‘popolo’, chi e cosa rappresentano davvero un gruppo – anche ampio – di parlamentari che sfiduciano dopo soli dieci mesi di mandato un leader eletto col 60% dei voti dei membri del partito.
Che poi basterebbe pochissimo. Basterebbe che i 170 parlamentari Labour che hanno sfiduciato il Leader – legittimamente, più o meno – presentassero una candidatura unitaria alla leadership, chiedessero un nuovo Congresso, facessero campagna con tutto sé stessi (così come hanno fatto per il Remain, venendo boicottati dal loro Leader, si deduce, e quindi fallendo miseramente) e lo sostituissero.
Ma se Corbyn è così debole, odiato, ridicolo, fuori dal mondo, CHECCEVO’?, mi chiedo io.