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Cosa si può dire, di Napoli?

Io un paio di cose vorrei capire, e mi scuso coi napoletani se mi permetto di parlare di Napoli anche se non ci vivo, chiamatemi pure “sciu sciu”.

Oggi il funerale di Genny Cesarano è stato ripreso in diretta dalle TV, e si è inscenata una specie di manifestazione della cittadinanza del rione Sanità. Tutto legittimo, non lo critico.

A un certo punto pare che un cartellone/striscione con su scritto “ci ammazza la camorra”, che campeggiava in mezzo alla folla, sia stato strappato, requisito, insomma che sia sparito. Così.

La prima cosa che vorrei capire è cosa intendono i cittadini – come il povero padre di Genny, ma anche figure molto seguite come Padre Zanotelli ed altri, e soprattutto i giornalisti, quando ripetono il mantra “Non c’è lo stato, manca lo stato, lo stato non ci dà il lavoro”.

Chiaro, e giustissimo, figurarsi, che non c’è lo stato. Poi accade che sparisce quello striscione e, boh, qualcuno ha detto qualcosa? C’è stata una colluttazione per evitare che non accadesse? Chiedo, perché davvero non so.

La seconda casa riguarda le reazioni dei napoletani a quello che gli avulsi dalla realtà napoletana, sia da sempre che da un po’, si permettono di dire, o consigliare, anche solo incitare ai napoletani dopo aver letto che effettivamente lo stato non c’è.

E no, non si può dire niente, se sei di fuori non puoi dire proprio niente. Neanche ” ribellatevi alla camorra”, un generico invito a “lottare”, a “resistere”. E uno che deve dire allora, “arrendetevi”? Oppure, meglio, farsi i cazzi suoi, replicando quell’indifferenza di dentro e di fuori che ad occhio condanna Napoli da sempre?

Insomma, cosa si può dire o fare, pensare, come si può aiutare Napoli?

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