Ecco qua, ho fatto la cazzata. Ho pensato, dopo aver visto ieri sera 10 minuti -ed aver cambiato in preda all’angoscia- di Servizio Pubblico Final Episode La Vendetta AKA Rosso di Sera, di andarmi a rivedere tutto -o quasi- lo show, stamattina, in ufficio, con la camicia pesante presa a Porta Portese, l’aria condizionata dritta sul collo, le cuffie presa USB, due colleghi assonnati poco meno di me. Obiettivo? Portare la mia personale critica televisiva -se vabbe’, mo’ pure le critiche televisive te metti a fa’, Shcarà’- a questo decadente calar di sipari del matador napoletano del talk-show militante.
Nun l’avessi mai fatto.
Via, si parte con l’omelia iniziale del Santorone nazzionale -non è un refuso, forse non avrei neanche dovuto dirvelo-. Silvio non c’è più, c’è Matteuccio, a cui “piace più Verdini che Landini” (e fa pure rima AH AH AH), ma a cui vale la pena fare un “in bocca al lupo”, anche se -perché noi de sinistra mica semo rancorosi- “poteva stare qui con noi ma ha scelto di non venire”. Chiusura: “A noi non piace il presepe, piace il ROSSO!”. Vabbe’.
A corredo, il compianto Pino Daniele, che dice bene: “Putesse (possa io) essere alle(g)ro”. Eh, magari, anfatti:
La classica copertina del punciball (che sarebbe in gergale il punch-ball) preferito di fascisti, grillini, ladri, mafiosi, politici, tutti, il nostrissimo Luca Bertazzoni, ha luogo tra le strade della città, Firenze, da cui si svolge anche la diretta. Per fortuna oggi non je mena nessuno, ci sono solo mercanti sconsolati a sbiascicare: “Mi fan cahare tutti”. L’inviato ricetto però chiede a tutti: “Ma lei è DE SINISTRA o no? E Renzi???”, fino a quando uno gli rifila un sacrosanto “E chi se ne frega di che è”.
Poi “per caso” compare Ceccherini: “Renzi m’ha dato il pacco in pizzeria”. E dall’interno di un bar mette su una performance cantata eccezziunale veramente:
E la chiamano estate, questa estate senza sordi
Le vacanze al mare per quest’anno te le scordi
[…]
“L’ha scritta Renzi, io non c’entro”. Vabbe’ /2.
È già il momento di Marcone Travaglio che, accompagnato dalla bella (davvero) Giorgia Salari, mette in scena una parodiona mista del renzismo mediatico, il “Renzculpop”: accosta le cronache di vita quotidiana del premier a quelle del Duce e va a picchiare “santa” Maria Elena Boschi, dal vangelo secondo Matteo. Simpatico, eh: peccato che per Travy, stasera, è già finita qui.
Parte il retroscena acerrimissimo introdotto da De Angelis dell’Huffington Post. Scenari apocalittici in pura estetica V per Vendetta, le convergenze di destra del Renzi berlusconico, il caos governativo da ultimo bunker hitleriano, finanche lo spauracchio di una terza Mafia Capitale: “Sarà la fine?”. BWUAHAHAHAHAAHAH…
Incomincia la sfilata delle testimonianze sulla scuola: l’insegnante con un’idea sulla Costituzione -“diversa da quella di Renzi”, ça va sans dire-, e lo studente freak in pantaloncini con la maglietta rossa che raccoglie i pomodori ma anche studia e urla e ansima e “nessuno ci ha ascoltato”. Vabbe’ /3.
La situazione migliora tantissimissmo quando compare Franco Battiato esibirsi in “Inneres Auge”..
..ma fa presto a rifarsi imbarazzante: una rappresentante delle lavoratrici dei call center -e mi dispiace veramente un casino per loro-, presentata da Santoro come una tosta, approfitta dei suoi personali 15 minuti di gloria facendo più o meno così:
NOI VOGLIAMO IL LAVOROOOO CI SPETTA DI DIRITTOOOO
NOI NON POSSIAMO PERDERE IL LAVOROOOO
CI È STATO TOLTO PERCHÈ COSTIAMOOOO
NON ESISTEEEE NOOOO NON CI STO NON CI STIAMOOOO
TUTTE INSIEME URLEREMO PIU FORTEEEEEEE
CI DOVETE AIUTARE CI DOVETE DARE IL LAVOROOOO
Santoro la interrompe, e in un momento di grande lucidità si ricorda di fare il giornalista: “Ma perché costate troppo, Serena?”.
“PERCHE’ PAGANO TROPPO DI CONTRIBUTI CI SONO TROPPE TASSEEEEEE”, e poi: “VOGLIONO GUADAGNARE SU DI NOI, NOOON VA BEEEENEEEEEE”.
Vabbe’ /4.
A una certa, così, arriva la Ferilli. Eccallà. Che ci dice cos’è la sinistra. Berlinguer, il cinema, popolarità ed impegno. Aspe’.. popolarità ed impegno, “ci siamo allontananti dalla popolarità e così anche dal popolo”: lo Spirito Santo sembra che sia sceso su una Sabrinona d’un tratto brillante come quando la Roma vinse lo scudetto. “La base è IL LAVORO, L’IMPIEGOOOOO”, e infine: “Quando Michele mi ha detto di portare qualcosa di rosso, io ho portato me stessa”.
Bum.
Ma come le ciliegie, che so’ appunto rosse, una tira l’altra: arriva Bianca Berlinguer, che racconta la sua adolescenza da ragazza normale, “che non andava a consegnare l’Unità la domenica mattina” come gli altri ragazzetti del PCI.
E mentre uno pensa che Bianca è solo stata una cattiva militante di Vigna Clara, da Santoro è tutta nostalgia dei bei tempi, una amena rivisitazione edulcorata della lotta politica d’antan, un “si può combattere senza delegittimarsi”. Che palle.
Dopo una ricostruzione sceneggiata su Mafia Capitale in stile Italian Epic & Quadraro, “Roma s’a magnamo” e colloqui dar carcere by Salvatore Buzzi, si prosegue coi classici:
– Guido Ruotolo -a cui, seriamente, dobbiamo star vicini per le minacce subite dalla camorra-;
– Gad Lerner;
– Nicola Piovani, su cui balla addirittura Carla Fracci;
– J-Ax che viene a promuovere il disco. “Lui è uno TOSTO EHHHHH!!!” fa Santoro, che in realtà pare lo dica un po’ a tutti.
Momento d’enfasi: “E adesso… MAURIZIOOO LANDIIIINIIIII.. (e Giulia Innocenzi)”. Appunto, la parentetica Innocenzi non ha che un’unica funzione, cioè dare il LA a Maurizione che attacca il comizione:
“Non ho capito cosa hanno fatto di male quelli che per vivere debbono lavorare, pagano le tasse anche per quelli che le evadono, gente onesta che non è rappresentata, Renzi vuoi cambiare il Paese? Lo devi fare con noi.” A un certo punto Renzi è addirittura colpevole di esser “volato negli Stati Uniti”, biriccone. E ciao, perché arriva Alba Parietti versione figlia del partigiano: “Mi chiamo Alba perché Alba è la prima città liberata dal nazifascismo”. E Alessandro Mannarino, che stavolta non s’è ‘mbriacato e ha fatto male, e Vauro che si merita un Vabbe’ /5.
Se Landini sdogana le Milf, per Renzi si fa dura.
Posted by Matteo Cassanelli on Friday, 19 June 2015
Finalmente.. “Un po’ di OPERAI!”. Quelli, che per una volta hanno l’occasione di raccontare i loro problemissimi a un grande pubblico -dalle facce sconsolate riprese in platea si avverte il dramma, e lo avverto anche io-, alle fine vengono ridotti sempre alla stessa maxima quaestio: “Che vuoi dire a Renzi?”. Nessun contraddittorio, ovviamente, all’operaione di Fincantieri con la coda e la maglia rossa della FIOM: un’estetica, come dire, passatuccia.
Dopo una sortita del critico d’arte Tomaso Montanari in polemicissima con le politiche culturali fiorentine, arriva Teresa De Sio per il finale. Compare una lunga bandiera rossa sotto il palco, si incomincia a temere il peggio e…
..NO, nun ce credo, Bella Ciao.
Cor tamburello. Vabbe’ /6.
Si chiude così il sipario sull’ultima avventura televisiva di Michelone Santoro: Vespri ineludibili di retorica stantia, sfilata di tutti gli immancabili personaggi, da quelli noti -Travaglio, Landini, Vauro e amici- a quelli tipizzati -lo studente, l’operaio, l’insegnante-.
Ma ciò che ho pensato più spesso durante la sconfortante visione è stato: “Ma questi, a chi parlano?”. Boh. Un piantissimo amaro.
Nicolò Scarano
@nicoloscarano
PS. Come al solito il Marchese Fulvio Abbate fa una sintesi perfetta:
vabbè a me la Parietti che raccontava di don Gallo è piaciuta. Sarà perchè sono una milf anch’io
Staccherei il contenuto/tema da chi/come lo ha espresso: il problema di Servizio Pubblico non è tanto quello che si è detto -oddio, in realtà sempre la solita roba, però personalmente non è che sono cose che aborro- ma la modalità, l’estetica, i personaggi, la retorica.
Tra l’altro la Parietti una delle miglior della serata.
Era l’adunata della sinistra al caviale che ha paura di perdere i privilegi di casta dei quali gode da tutta la vita. Privilegi relazional-amicali che nulla ma proprio nulla hanno a che vedere con la politica e tutto con le italiche raccomandazioni (se sono fatte da sinistra si possono chiamare raccomandazioni o hanno altro nome?). Il viscido travaglio accompagnato da una ex okkupante del Teatro Valle (bella? boh opinioni) che nella foga di avvicinarsi ai salotti buoni si dimentica le regole della buona educazione (ma proprio quelle spicciole) e parla di un Ministro della Repubblica (Boschi) come se si trattasse di una meretrice di quart’ordine (cortocircuito freudiano forse). La Parietti con il padre partigiano, Landini solito copione (crescerà?), la Guerritore che se non cantava era meglio.
Forse l’ultimo, disperato, atto di autoriconoscimento di una classe dominante che non vuole perdere il potere? speriamo.
Dissento dal Marchese Abbate su un punto: Il pubblico di Santoro non ha bisogno del karaoke, le parole le conosce a memoria. E anche la musica.
Come si dice: se la cantano e se la suonano. Naturalmente non sono ammesse voci fuori dal coro….
Tutt’intorno le persone normali (forse un po’ banali) vivono la vita reale, affrontano i problemi quotidiani e cercano di migliorare le cose.
Come “a chi parla” Santoro?
Parla a coloro che sono convinti che la realtà sia rappresentata dall’operaio, lo studente, l’insegnante (mancava il pensionato) declinati in quella forma lì.