Forse ho capito una cosa, o più probabilmente la penso soltanto io e basta.
Nella lotta delle idee, per quanto ti possano sembrare stupide le idee di quelli che stai combattendo, se usi le stesse idee degli altri -o, ancora peggio, la stessa ideologia, che si potrebbe definire, in breve, come l‘algoritmo, il codice madre con il quale si producono idee su qualsiasi argomento-, non la spunti facile. Anzi, applicandola vai a confermare proprio l’ideologia dell’altro, dandogli un vantaggio competitivo difficilmente recuperabile.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni mi hanno dato occasione di trovare altri esempi di questo bias della comunicazione “partigiana”, cioè non afferente all’informazione teoricamente obiettiva della stampa, ma votata a trasferire un certo messaggio ad una audience la più ampia possibile.
Prendiamo allora il #FamilyDay. Sabato pomeriggio, tante famiglie ed associazioni cattoliche hanno riempito piazza San Giovanni “in difesa della famiglia”, allarmate da quella che definiscono ideologia gender, dai presunti “uteri in affitto”, dalle adozioni per le coppie gay, e addirittura dalle stesse unioni omosessuali. Qual è stata la reazione prevalente di chi si opponeva alla suddetta manifestazione, o comunque uno degli argomenti più sbandierati?
Il partito Sinistra Ecologia Libertà (SEL), da sempre molto attivo sul piano dei diritti civili, si affida alle parole di Marco Furfaro:
Vanno rispettate le opinioni di tutti, ci mancherebbe. Anche se c’è una bella differenza tra una piazza che reclama…
Posted by Sinistra Ecologia Libertà on Saturday, 20 June 2015
Prendiamo la parte più sensibile del post: “Ma la cosa più insopportabile è vedere puttanieri, divorziati e risposati, gente che ha fatto figli fuori dal matrimonio, festini ad Arcore, pontificare sulla famiglia”.
Ecco:
1) Ma che ne sa Marco Furfaro di chi e quanti fossero “i puttanieri, i divorziati, i risposati eccetera eccetera eccetera” presenti al corteo di sabato?
2) Perché usa la stessa retorica bigotta e voyeurista della destra cattolica più atroce, che è quella che guarda in casa degli altri per insegnare una ormai -nel 2015- soggettivissima morale?
Furfaro casca nel grande tranello, si fa dettare l’agenda, si fa ficcare in testa un concetto ben preciso di “famiglia”, o di “famiglia tradizionale”, e invece di contestarlo a monte lo utilizza lui stesso contro quelli che lo sbandierano. Risultato: non ha convinto nessuno a cambiare idea, ed ha parlato solo a quelli che ragione gliela danno già di solito.
Ivan Scalfarotto, Sottosegretario di Stato al Ministero delle Riforme costituzionali e Rapporti con il Parlamento nel Governo Renzi, a un certo punto del pomeriggio di sabato critica, legittimamente, gli intenti della manifestazione. Ma compie un errore, come dire, lessicale: definisce la stessa “inacettabile”.
Perché Scalfarotto è vittima della stessa tendenza illiberale di coloro che stava criticando, la stessa parolistica negativa, quella del “non si può fare, non si può dire”, e per giunta dai banchi del governo?
Infine, sempre sul profilo Fb di SEL:
Questa è quella gente che poi definisce il pride «una carnevalata». Per dire.
Posted by Sinistra Ecologia Libertà on Sunday, 21 June 2015
Spero abbiate capito perché questa “critica” al raduno leghista di Pontida è, secondo il mio ragionamento, assolutamente inefficace: vorrebbe dire che mi sono spiegato bene. O, perlomeno, meglio di chi fa uso di questa retorica antiFamilyDay/antibigotta.
Nicolò Scarano
@nicoloscarano
Che la comunicazione social della pagina di SEL sia gestita male e, credo proprio, da incompetenti nel campo mi sembra palese da un po’ di tempo. Purtroppo da elettore a volte mi trovo in imbarazzo pur condividendo tutto quello che i parlamentari di SEL fanno in parlamento. Spero che col nuovo soggetto di sinistra che nascerà (speriamo a breve) non si sottovaluti l’aspetto della comunicazione.
Il problema non mi pare la comunicazione di SEL, ma SEL in quanto tale.
Una “banda” del trepercento, che conta 100 volte tanto, fra le cui fila troviamo pure la terza carica dello Stato.
“Misteri” della “Democrazia” in salsa italiana……
In attesa del “nuovo soggetto politico” destinato a perdere, come sempre, ed a garantire nuovi orizzonti a carriere politiche già destinate al viale del tramonto, una piccola riflessione: ma che bisogno c’è in Italia di un “nuovo soggetto politico” statalista ed antimoderno, non bastano già i “liberali” nostrani alla Gasparri, Salvini, Meloni e Grillo?
il problema è che i comunisti e gli ex comunisti debbono sanare la contraddizione di essere profondamente illiberali, ma assolutamente favorevoli ai bucaioli
Normale ne escano fuori cose del genere
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