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Poi, quando (uno schizofrenico punto-sunto della situazione)

Poi, quando due pensionati si impiccano perché non ce la fanno più, e il fratello di lei, distrutto, tragicamente sceglie di seguirli via mare.. di fare analisi politica ti passa un pò la voglia.
Perchè si gioca al massacro, e l’inevitabile outcome è rabbia, rabbia, rabbia. E su chi ci guadagna dalla rabbia, su chi calpesta i cadaveri per puntare bandiere un pò più un là, poi, ognuno farà le sue valutazioni. Parziali, imparziali, chissà. D’altronde solo una cosa rimane vera vera: siamo un popolo di tifoserie. E non solo per colpa nostra. Faremo (di fretta, sì, scusate) nomi e cognomi dei soliti noti, tanto per non risultar troppo criptici, per goderci l’illusione di starci capendo qualcosa.

Notevole è la capacità di Matteo Renzi di uscire allo scoperto nel momento giusto. Il sindaco di Firenze perde le primarie (chiuse, truccate, plagiate, vabbè) il 2 dicembre 2012, sparisce dalla circolazione (accontentando un Bersani decadente in un paio d’occasioni dove tende a non sporcarsi troppo la faccia), ammira il roboante spettacolo della non-sconfitta, lascia cuocere un pò tutti, ed eccolo qui: “Stiamo perdendo tempo!”. Tempismo perfetto, Matteo. Per chi conosce solo un poco le perverse dinamiche interne al PD, è difficile credere che una parte consistente dei Dem non abbia scommesso sul fallimento del Segretario. Non era difficile da prevedere, si dirà. Certo, soprattutto quando in Direzione Nazionale a decidere la linea ci vanno in metà. Nessuna traccia dei Veltroni, D’Alema, nè dello stesso Renzi (il povero Letta non poteva proprio esimersi, altrimenti..): Pigi, le convocazioni la prossima volta falle prima, ‘orcoboia.

Berlusconi intanto aspetta. Ma non troppo. Perchè i processi arrivano. Anzi, arrivano le sentenze. Se Renzi esce fuori sul serio, Silvio sa che sarà salvo. Andrà in pensione, come ha detto Matteo, ma non si calcherà troppo la mano, come vogliono i celoduristi a sinistra. Se il male può salvarsi, ed è quello che sostanzialmente ha provato a fare per 20 anni (e NOI glielo abbiamo lasciato fare), si salverà. Così i 9 milioni di persone che non riescono a rinunciare a Silvio (si sa, ognuno ha le sue rispettabilissime ragioni) non ci rimarranno troppo male.

Bersani, s’è detto, si dice e si dirà, è dal canto suo un “dead man walking”: probabile. Ci ha provato, con Vendola, a fare il primo governo di “sinistra” dopo circa 50 anni (Moro, centrosinistra, 1963), coniugando le istanze pazzerelle del M5S con un progetto serio. Manco pe’ niente, figuriamoci. La sua colpa principale è essere a guida di un Partito di cui a questo punto ci si chiede il senso di esistere. E poi via giù, Bersani è come Berlusconi, Bersani c’ha la banca, Bersani c’ha le coop, Bersani amico di Bindi, Finocchiaro, Franceschini (il trio dell’orrore, si è visto), Bersani comunista. E vabbè. Che doveva fare un’ALTRA campagna elettorale lo sanno anche i muri, che anche di fronte al M5S doveva essere più deciso e coraggioso pure, che doveva spogliarsi di ogni eventuale incarico ok, che molti fra i suoi “amici” non lo hanno sostenuto (e non per pigrizia, ma per interessi, vere e varie collusioni, conservatorismi indecenti) non ci pensano in molti.

Beppe, Beppe, Beppe, faceva ridere tutti quando mandava a “fanculo” la Ka$ta. Ora non è che faccia ridere più di tanto quando impone “aut aut” a destra e manca, quando neanche troppo velatamente minaccia il “Giuda” (by Paolo Becchi). Non mi dilungherò troppo sui NO, NO, NO. Coerenza, si dirà. Paurosa coerenza, dico io, di quelle che portano a bruschi risvegli. La cosa che più imbarazza è il non poter pensare minimamente che, dove TUTTI (parola d’ordine: tutti) hanno un secondo fine, Grillo e Casaleggio non possano averlo. E’ difficile criticare un “nuovo” così dirompente, quando il “vecchio” perde giorno dopo giorno occasioni di farsi difendere (vedi i 10 inutilissimi saggi di Napolitano, evidente reazione conservativa a un imprevedibile caos). E’ riuscito facile anche alla Lombardi pronunciare: “Siamo NOI le parti sociali, siamo NOI i cittadini” (corporativismo? Ricorda qualcosa di amaro). Grillo sta chiaramente invitando PD e PDL a fare l’inciucio, e ne godrà. Sta scommettendo sulla “gente che prende i bastoni”, e ne godrà.
In questo caso, se un secondo fine ci fosse, non sarebbe la solita grande ruberia da Prima e Seconda Repubblica, ma si avvicinerebbe tanto a uno scardinamento della democrazia a cui avremmo dovuto tenere un pò di più, un pò prima.

E dopo chissà.

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