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Se non rimane nessuno, nessuno potrà tornare

L’unica frase con cui sono d’accordo di questo post é: “Non ascoltare gli eroi. Questa nazione non ha bisogno di loro. É il contrario, sono loro che si nutrono dei mali di questo paese perché senza non potrebbero esistere.”

Per il resto.. Ancora devo capire il senso di queste lettere disperate, di pancia e basta, che si fingono roba culturalmente alta o una giustificazione “d’orgoglio”, di “dignità” al fuggire. Io mi RIFIUTO di cedere a questa impostazione culturale che cestina o esalta, che vede il bene o il male tutto da una parte o dall’altra, rifiuto il VATTENE come consiglio “spassionato”.

A questi geni della controcultura (o della cultura dominante, ormai) voglio dire che “andarsene” può essere una scelta, temporanea e non, un rispettabilissimo stile di vita, una necessità, una voglia. Che l’ho fatto e probabilmente lo rifarò. Ma che c’è anche chi se ne va con immenso dolore, perché non può davvero a vivere qui, perché é umiliato e indignato. Non perché manca la metro C o la biblioteca (la metro C o la biblioteca, se ci impegniamo tutti e INSIEME, le costruiamo) o perché qui “non si vede il mondo”.

Bello il mondo visto da un oblò, no? Al genio della fuga vorrei dire che non tutti hanno i mezzi economici e culturali per questa “scelta di libertà”. Vorrei dire che, se non rimane nessuno, nessuno potrà tornare. E che se si scappa perché “questo paese fa schifo” (come si lascia intendere da questa operissima) non é proprio detto che si torna “con le spalle da uomo”.

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