Ho fatto questa – e le altre mie considerazioni dei giorni passati – proprio sforzandomi di pensare “fuori dalla bolla”. Parlando con quelli che si guardano attorno, con quelli che “seguono la politica”, e con quelli che si interessano di politica molto meno di me. E poi semplicemente.. Guardando i numeri e i trend. Magari mi sono sbagliato: prevedere scenari e consenso, di questi tempi, è magia nera. Poi, da 6000 miglia di distanza, lo è ancora di più. Ma intanto, eccoci qui..
Cerchiamo di non metterla sull’uomo Gentiloni, stimabilissimo oltre che di gran garbo, e che speriamo farà un ottimo lavoro. So che per Renzi e co., di scenari lose-lose ce n’erano altri, ma quelli che avevo in questo piccolo spazio “proposto” (al vento), oppure semplicemente ipotizzato credo fossero molto meno lose-lose e avessero una strada da seguire che non trattassero gli italiani un po’ come dei deficienti o come un circolo del Pd allargato. Sintetizzando, si poteva fare così:
– un governo davvero istituzionale, guidato da Grasso o al limite da Padoan, caratterizzato dal 0% di renzismo e da qualche grado sparso di piddismo;
– andare davvero al voto subito con un governo lampo, senza aspettare “gli impegni internazionali”, come richiesto esplicitamente da Mattarella ieri (quindi si arriva a settembre, eh..).
E se poi Renzi vince le primarie e si stufa? Facciamo #paolostaisereno? Eh, no..
La “narrazione”, e io sono il primo che ci crede nell’arte di raccontare le storielle dato che è una cosa a cui mi dedico e che studio, ha un raggio d’azione limitato, e per funzionare ha bisogno di un carburante dal valore inestimabile oltre che di grande volatilità, in questo clima storico: la credibilità. Se prendi la tua credibilità un po’ a pesci in faccia, ordinando un governo proxy che mantiene anche gran parte degli stessi ministri e pretendendo che gli italiani non se ne accorgano perché intanto tu sei tornato a Pontassieve e hai fatto un bel post su Facebook.. Beh, secondo me non vai troppo lontano, purtroppo. Anche perché non stai andando via per poi tornare, no, stai proprio rimanendo. Stai qui. Stai nei pensieri lacrimosi del Dibba così come nelle sparate di Di Maio e Salvini, o negli “scoop” del Fatto ecc. ecc. ecc..
“Eh ma ora c’è il Congresso del Pd”, mi si dice. Sì, ma prendere il 90% alle primarie del Pd non aiuterà Renzi. Perché non sarà minimamente costretto a cambiare i suoi messaggi, la sua piattaforma politica, la sua costituency. Non sarà temprato da uno scontro vero come quello del 2012. Anche sui media rischia di essere una corsa scontata, e non vedo perché troppa gente debba andare a metterci 2€. In questo sta la bolla: nel credere che un Congresso del Pd così ravvicinato sia una battaglia “risolutiva”, rigenerante. Ma per chi lo è? Ci si rende conto che per la grandissima parte degli italiani sarà un teatrino?
Conoscendolo, poi, il nostro avanzerà come un caterpillar. Che è un po’ la sua cifra, quindi nessuna lamentela a riguardo. Quei quattro sfigati di sinistra che magari avrebbero continuato a sostenere il Pd alle elezioni politiche diranno “Ma sai che c’è? chissene”, e con loro quegli altri che attendono sempre alla finestra – un 5-10% che poi risulta decisivo.
È un cambiamento storico, già cominciato da parecchio per la verità, della struttura e dell’identità politica del Partito Democratico. Che non è necessariamente un male, solo che poi devi essere capace a far quadrare i conti. Ne è capace, Renzi e la sua classe dirigente? Ci sono i giusti alleati (Alfano e Verdini? Seriously, alle elezioni? E il progetto Pisapia? Già mi pare naufragato..)? Nutro i miei dubbi, e credo siano ben motivati.
Insomma, anche la narrazione ha un limite. E si chiama realtà. È la somma dei due che fa un progetto politico. Se incominci ad ignorare sistematicamente la seconda, l’unica possibilità sta nell’incominciare ad attrezzare miracoli.
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