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Reddito minimo, reddito di libertà

Una volta, qualche mese fa, un mio superiore, che si autodefiniva renziano o comunque sostenitore dell’attuale governo, rispose ai miei dubbi che avevo sui 500€ per la cultura ai neo-18enni.

Mi chiedevo a che cavolo servisse dare lo stesso bonus – uguale – a tutti i neo-diciottenni, quando ce ne sono alcuni che, allevati in buone famiglie, hanno la fortuna di poterli chiedere tranquillamente ai loro genitori per un viaggio all’estero, per dei concerti, per un computer, per dei libri. Ed altri, invece, che di libro non ne hanno potuto aprire manco uno, se non alle elementari.

Ebbene, mi feci convincere dall’argomento che per “liberare” davvero i 18enni, renderli autonomi nel coltivare la loro sfera culturale, dovevi liberarli anche dalla condizione della loro famiglia. Dall’impossibilità di chiedere, ma anche dalla indiscriminata possibilità di farlo. Il giovane povero, così come il giovane ricco, per un po’, almeno per lo spazio di esperienze concesso da un bonus di 500€, finalmente liberi, allo stesso modo, in maniera eguale.

Oggi si parla del reddito minimo garantito. Lo stesso argomento che mi rendeva perplesso del bonus cultura viene agitato con veemenza contro il suddetto. “Ma come, il figlio del notaio e quello dell’operaio, rimasti senza impiego dopo gli studi – chi nella migliore università, chi nel tecnico professionale più sfigato – hanno diritto allo stesso reddito!? DESTRA!”.

Ma allora quando pensiamo di rendere libera ed eguale quella vastità sempre più ristretta ma innegabilmente varia che sono i “giovani”, di che parliamo? La nostra società – quella italiana in modo particolare – sarà sempre e comunque basata sulla rendita e il risparmio delle famiglie, e le inevitabili differenze tra una famiglia e l’altra? I nostri “giovani” costruiranno il loro futuro sempre a discendere dalla famiglia e dal luogo (visto che ultimamente va di moda parlare di campagne e periferie) da cui provengono?

Io non so se il reddito minimo sia al momento una misura plausibile, né – fino in fondo – se sia una soluzione giusta e praticabile. So che il lavoro va evolvendosi in maniera rapidissima, che la flessibilità sarà la parola d’ordine del prossimo secolo, che l’automazione sta già riducendo ampiamente le possibilità di occupazione di fasce enormi della prossima società.

Forse pensare a uno strumento che permetta di affrontare con serenità questi chiari di luna, e di poterlo fare non da disperati, ma anche da persone desiderose di costruire la propria vita.. Non è né di destra, né esattamente una scemenza.

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