Sugli autobus spensierati dei ragazzi in Erasmus, come su quelli più avventurieri che scalano pendici su cui accamparsi, o su quelli da Liverpool Street fino a Loughborough Junction nelle notti affaticate e londinesi. C’ero pur io su quegli autobus, potevo esserci anch’io su Quell’autobus: il pensiero più provinciale ed autoriferito che possa venirti in mente, eppure il più naturale. “Non è giusto”, piangevo da bambino quando papà, in una delle tante traversate dalla Puglia fin su e vicerversa, mise sotto per sbaglio un cucciolo di cane nato in una stazione di servizio. “Non è giusto”, è l’unica cosa che riesco a dire ora.
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