Assorto nella lettura, isolato nell’ascolto shuffled di musica, sui sedili davanti a me un uomo e una donna – età compresa tra i cinquanta ai sessanta, il treno cammina – non corre, no, non me ne voglia il Guccio – verso Roma Termini.
A un certo punto, la donna deve buttare nel contenitore dei rifiuti sotto il finestrino. Ma io, sempre in quello stato di trance di cui sopra, tengo involontariamente bloccato il coperchio del contenitore col mio ingrombante zaino.
Evidentemente mi chiamano un paio di volte, non li sento, per “risvegliarmi” danno una bottarella allo zaino. Vedo la mano tesa della donna a tenere un rifiuto generico, capisco, sposto lo zaino, faccio aprire il contenitore, l’uomo parla, il rifiuto viene accompagnato nell’apposito angolo di treno, tolgo una cuffietta, tendo un’orecchietta:
“Ieri c’è morto un ragazzo sotto al treno perché stava a sentì la musica. Svegliateve”.
Faccio spallucce, mezzo sorrisetto del cazzo, rimetto la cuffietta. “TIÉ”, mi dico, mancano solo le corna. Penso al ragazzo scomparso ascoltando la musica 😦