Un quinto di #Syriza abbandona Tsipras in Parlamento. Tutti gli altri, tranne i nazisti e i comunisti, votano l’accordo, che non si può esitare a definire “punitivo” (cit. Varoufakis), e che sia Tsakalatos che lo stesso Tsipras chiamano “recessivo”. Quest’ultimo deve provare in tutti i modi a far sì che il governo rimanga comunque di centrosinistra, includendovi al massimo To Potami e Pasok, e non “inguacchiando” tutto con Nea Demokratia, il partito della recessione, del clientelismo, della destra – altro che centristi, come dice la stampa italiana: ignoranti! -. Più il governo che nascerà dal rimpasto avrà un carattere “politico”, più vi sarà margine d’azione anche fuori dal memorandum: evitare come la peste l’inganno della incensata “unità nazionale”, braccio armato della tecnica, utile solo a isolare (e di conseguenza estremizzare, così poi i “moderati” possono lamentarsi) qualsiasi possibile alternativa.
Per il resto: mai avrei pensato nella mia giovane vita politica di appoggiare un’azione del FMI (leggi USA), quella di queste ore, volta a tagliare il debito greco. La Germania ora è PIÙ (edit feat. Ciro Gravino) isolata, non può piovere per sempre.