Arrivano notizie troppo contrastanti dalla #Grecia e da #Bruxelles, l’una a smentire l’altra, di accordi mai proposti e chissà se rifiutati, di retroscena improbabili, di dichiarazioni scomposte e, se vere, clamorose, da una parte e dall’altra. Un quadro chiaro è impossibile da scorgere.
Io direi che ci ritiriamo a riflettere e a fare, se si può, una preghierina. Che ne riparliamo solo se vediamo o sentiamo nuove certe. Che riponiamo le armi ideologiche, almeno noi, nonostante questa sia la più puramente politica delle vicende mai accadute a questa Europa di plastica. Che rischia di sciogliersi e lasciare una puzza terribile, lì, alle porte dell’Occidente.
Voterei NO? Probabilmente sì, mi sento più vicino alla classe media degli stremati ed emarginati dalla recessione selvaggia, a quelli che non hanno nulla da perdere pur amando l’idea di Europa. Ma come si può prendere una posizione così netta? Comprendo benissimo anche alcuni dei miei amici greci, di buona famiglia, che, a prescindere dalle loro idee politiche, sono ora avvolti dalla paura di perdere quello che hanno da perdere.
Possiamo ridurre tutto ad un conflitto di classe? Ma quali classi, questo è il delitto più grande della tecnocrazia: produrre nemici dove non dovrebbero essercene. Aspettiamo e speriamo, le cose che si dovevano dire sono state dette.