Salvini, si è ormai ben capito, segue una strategia di campagna elettorale permanente. Pervasiva, costituita di messaggi ben precisi, in definitiva molto efficace. Vista la popolarità crescente anche in altre zone d’Italia rispetto alla naturale roccaforte del partito che guida, la Lega Nord, si fanno sempre più frequenti le sortite nel Meridione, in città classicamente “rosse” come Bologna, e in regioni politicamente ostili come la Toscana.
Proprio in Toscana ieri pomeriggio, a Massa, la solita uscita provocatoria del Salvini, e l’usuale reazione scomposta di centri sociali e affini, a quanto pare accompagnati anche da tre consiglieri comunali -uno di Sel, uno del M5S ed uno del Pd-. La dinamica, anche quella, è ormai nota ai più: Salvini arriva in un luogo accuratamente selezionato, seguito da qualche sostenitore, di volta in volta sempre più massicciamente scortato da Forze dell’Ordine -qualcuno ha fatto notare che ormai la sua sicurezza “costa più di una domenica di calcio”-. Poi, il putiferio: urla sguiate, lanci di sassi, violenza vocale e non solo.
Cui prodest? Si è già detto in ogni dove, la risposta è: solo a Salvini. Che può puntare il dito sui violenti, che può parlare di minaccia alla libertà d’espressione, che può continuare a scrivere “RUSPA” sui suoi innumerevoli post Facebook senza troppo disturbo. Anzi, con ragguardevole e crescente successo. I contestastori di Salvini dimostrano un’inadeguatezza politica sconcertante, credendo ancora che -come negli anni ’60 e ’70- una contestazione di piazza dai toni alti possa suscitare un popolare sdegno nei confronti della vittima della stessa contestazione. I media logorroici e rimasticatori dei giorni nostri, invece, senza troppa fatica monitorati da comunicatori sapienti come il leader della Lega, producono sempre e comunque un frame opposto al più semplice dei comandamenti: “Gli idioti vanno ignorati”.
Nicolò Scarano
@nicoloscarano