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“Gente” e “Casta”: non metteteli su due guadi opposti

Non sto avendo tempo, in questi giorni, di elaborare delle posizioni, per quanto possano esse essere importanti -poco-, su ciò che sta succedendo in questi giorni.

L’impressione è una radicalizzazione vuota – sì, vuota – di un conflitto che in fondo è inesistente, basato su nulla di concreto. Nella riproposizione di un film già visto di volgarità, elevata di qualche potenza in più del solito, di vesti stracciate che più stracciate non si può, di “fascisti”, “dittatori”, “partigiani” e “sessisti” vari. Un casino e basta, insomma. Che, io lo dico, non solo disappassiona quelli che la passione ce l’hanno debole, ma distrugge anche i sentimenti più forti.

E’ ovvio che mi faccia schifo la maniera in cui Grillo utilizza i social, che mi fanno schifo le occupazioni del Parlamento, che mi fa schifo una forza così grande che spreca tutto il suo potenziale. Sinceramente: inutile ripeterlo. Ma sono convinto allo stesso tempo dell’inadeguatezza della nostra (uso il solito “noi democratico”) risposta – come del nostro messaggio di partenza, che gli “al lupo al lupo!” isterici e continuati siano solo leccornie per i lupi veri, che lo stracciarsi le vesti sulle schifezze degli altri tralasciando gli immensi sbagli da noi commessi – ancora una volta – ci metterà nella posizione di quelli che potevano e dicevano e non hanno fatto.

Come ben dice Dino Amenduni, ogni mossa che rimetterà sue due guadi opposti “gente” e “casta” non farà che allargare questo divario. Culturale e politico. Fino al punto che – assurdo e orribile dirlo – non potremo più indignarci neanche per quella schifezza ferocemente e grettamente “goliardica” di ieri sulla Boldrini.

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