Qui, oggi, più che descrivere, raccontare o analizzare, si prova a prevedere. Anzi, a scommettere.
Nel mare vorticosamente placido -e italianamente languido- dell’unanimismo renziano, della luna di miele che continua da più di 3 mesi e che recentemente si é ricaricata della magnificenza di un insolito risultato elettorale, il sistema -quello mediatico, ma non solo- necessita di un nuovo scontro, di tensione, di energia elettrica. Magari non polarizzante come durante le campagne elettorali, ma si avverte il bisogno quasi fisiologico di un piccolo ma passionale duello tra personalità forti: quali rappresentano meglio le nostre due anime di popolo, se non il giovane governante, rampante e ambizioso e talvolta lascivo -Matteo Renzi- e il magistrato di lunga e onorata carriera, sangue e merda, tutto d’un pezzo -Raffaele Cantone-?
Al solito arriva -come augure nel celeste e finanche ormai caldissimo Giugno- l’intervista al personaggio d’esperienza, tal Massimo Mucchetti senatore Pd ed ex-vicedirettore del Corriere: “Ma Renzi e Cantone vanno d’accordo?”.
La questione pare di sostanza. Il premier vuole che sì si caccino “i ladri”, ma che si debba, nel segno dello spregiudicato dinamismo renziano, tuttavia continuare senza sosta i lavori delle grandi opere (Expo e Mose). Il Presidente dell’authority Anticorruzione, invece, non esclude affatto l’eventualità di fermare tutte le opere “zozze”: un repulisti definitivo, da cui poi ricominciare, o almeno salvare il salvabile.
Intanto il dibattito -sottotraccia fino a qualche giorno fa, per via delle elezioni- continua: Cantone chiede “poteri specifici e transitori”, di diventare insomma una sorte di Commissario speciale per il periodo delle gravose inchieste. E pronta arriva anche la la levata di scudi di MicroMega: “Presidente Renzi, perché non vuole fare sul serio contro il partito dell’impunità?”.
Il fiorentino tuttavia non ha finora “potuto” strappare nulla alla maggioranza di governo, e ieri il Consiglio dei Ministri ha preferito risolvere la questione Tasi.
Equilibri politici ancora da definire, la verità ufficiale.
“Rivalità, invidie personali”, si sussurrerà con elevata probabilità solo tra qualche ora: nella storia di un’Italia che é un barcone in balia di qualsiasi tempesta, non c’è posto per due capitani-eroi.
Almeno per chi la storia la deve raccontare, o vendere.
Nicolò Scarano
@nicoloscarano