Il caso più recente di un leader di centrosinistra abbattuto nel bel mezzo della tenzone risale al Veltroni del 2009, che, alle elezioni regionali in Sardegna, dovette cedere sotto i colpi di un Berlusconi al massimo del suo potere, e del suo commercialista Ugo Cappellacci. Aveva legato la sua leadership del neonato Partito Democratico – di cui era primo Segretario acclamato a furor di popolo (delle primarie) – a quella competizione: lasciò dopo il disastro sardo, mettendo fine a un calvario condito dalle solite lotte di potere interne al partito.
Esempio più lontano ma ancor più calzante è quello del 2000 di Massimo D’Alema: il lìder Maximo era premier e, seppur non più segretario dei Democratici di Sinistra (sostituito dallo stesso Veltroni nel ‘98), navigava in cerca di una definitiva consacrazione della sua leadership sul centrosinistra. Scelse di puntare tutto sulle elezioni regionali di quell’anno, in uno scontro totale con un Berlusconi tornato sugli scudi dopo la sconfitta rimediata dall’Ulivo quattro anni prima. D’Alema si impegnò personalmente in un tour in giro per l’Italia, ma alla chiusura dei seggi fu un’ecatombe: dalla previsione dichiarata, dello stesso leader, di almeno dieci regioni vinte dal centrosinistra, la dura realtà ne scelse sette. Una crisi di consenso oggettiva, che lo costrinse alle dimissioni il giorno dopo del voto.
Oggi Matteo Renzi, nel ruolo congiunto di segretario di partito e premier – quasi un impersonificato trait d’union tra i due leader sopracitati – “sussurra, ma mai dichiara”, l’obiettivo del 30 per cento alle elezioni europee di fine Maggio. E se il Corriere lascia intendere che “comunque vada sarà un successo”, visti i precedenti risultati di Bersani e Franceschini, solo far trapelare un’aspettativa del genere potrebbe in realtà rivelarsi un boomerang comunicativo. Tale e quale, se non peggiore, a quelli del passato.
Chiaramente, Renzi vuole fissare una soglia che schianti gli avversari, interni ed esterni al partito. Che chiuda ogni discussione sulla sua guida, che dia un carattere politico definito all’esecutivo condiviso con Alfano e Scelta Civica. E se fissare obiettivi può caricare l’ambiente, caricare delle truppe vagamente disarticolate e disorientate dalla sua stessa energica imprevedibilità, è indubbio che un risultato di anche solo un punto percentuale in meno a quella soglia può diventare un cappio. Attento, Matteo. E comunque, quantomeno scaramanticamente, abbassa la soglia.