A morte il populismo, sì. A morte -più di tutti gli altri- il populismo usato come scusa indiscutibile per le nostre sconfitte, come spiegazione senza altre spiegazioni, come salvagente nel mare profondo e pauroso del dubbio, dell’autoverifica, del chiedersi dove abbiamo – ancora una volta, NOI, sbagliato.
A morte i populisti, sì, ma soprattutto chi ne ha permesso l’esistenza, oltre che la crescente egemonia culturale, chi con supponenza e girando lo sguardo altrove ha fatto sì che i populisti possano ora imperversare costruendo consenso con fandonie mai sufficientemente combattute dalla verità – perché la verità non faceva, e non fa ancora comodo.
A morte chi non é abbastanza democratico, chi pensa che alla fin fine un bel regime autoritario non possa essere tanto peggio di un tale guazzabuglio marchettaro. Ma cosa dunque, a chi, riempendosi la bocca di principi e bagnandosi di sacri valori, ha fatto mercé della democrazia stessa insozzandola d’incoerenza, viltà, colpi bassi, sporchi personalissimi interessi?
La democrazia é una pianta stupenda ma fragile: ha necessità di cure amorevoli, di manutenzione costante, e soprattutto di una scelta oculata e critica del giardiniere che se ne occupi – per non troppo tempo, sia chiaro.
C’è bisogno poi di estirpare le erbacce che crescono tra le nostre radici, i nostri – quelli, soprattutto, prima degli altrui – enormi vizi. Se cominceremo a fare questo, sostituiremo il brutto al bello, l’insulto al complimento, l’acclamazione all’ingiuria, la speranza alla rabbia. Ridefiniremo cos’è destra e cos’è sinistra, cos’è opportuno e morale, il nostro giusto e il nostro sbagliato, rispettando quelli degli altri.
Oppure possiamo continuare a prendere per culo, a prenderci per culo, e a puntare il dito: POPULISTA! Saremo sempre di meno, sempre meno influenti, sempre più all’angolo della classe: non lo dico io in estasi grillina, lo dicono le statistiche di cui ci piace stupirci e lamentare. Vi piacerebbe finire così?
P.S. il NOI é di chiunque si ritienga civile, mediamente colto, tendente al giusto (non per forza al “mio”, di giusto).