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Tre considerazioni contingenti: Berlusconi, Napolitano e Civati

1) Veramente considerate così importante che Berlusconi vada o no in carcere? Tutte le persone oneste vogliono che Berlusconi paghi, e anche salatamente, per ciò che ha fatto. La frode è un reato ignobile: mentire allo Stato e rubare allo Stato, in una volta sola. E farlo poi da Presidente del Consiglio lo aggrava ancor di più. Ma se l’ansia di vedere un settantottenne in carcere deve confliggere con un provvedimento – che speriamo non sia mai più necessario, perché forse è arrivata l’ora di rimodulare una serie di pene per una serie di “delitti” – che serve a lenire la disumanità delle carceri per decine di migliaia di persone.. Lasciate stare, per carità. Chissenefrega di Berlusconi, se dobbiamo barattarlo con l’umanità.

2) Reputo molto grave che il Presidente della Repubblica esprima un giudizio così netto su una forza politica, qualunque essa sia. E’ mai successo nei confronti del Pdl, della Lega? Eppure di motivazioni ce ne sarebbero state tante in questi anni. E’ mai successo con i scandali che hanno coinvolto anche il Pd, o l’Idv? Avrebbe potuto. E’ toccato al Movimento Cinque Stelle subire uno sfogo del genere. Ma io Napolitano lo capisco, non lo colpevolizzo. Se Napolitano reagisce così alla legittima pressione di un movimento politico aggressivo (al limite del sopportabile, sì, ma ripeto: legittima), è perché è stanco. E’ stanco perché ha 88 anni, è stanco perché ha già retto la barra di un paese per più di 7 anni, nel mezzo d’una crisi economico-istituzional-politica devastante, è stanco perché legge il mondo e la politica con le categorie di 30 anni fa, fornendo soluzioni buone per 30 anni fa. E’ stanco perché un freddo calcolatore, come i più cinici affermano egli sia, non avrebbe mai reagito così. Napolitano si è sacrificato per non so quale bene ultimo, accettando la supplica di una classe dirigente allo stremo che ha portato uno Stato al fallimento e che continua a voler dettar legge, con il benestare di una stampa succube perché da quella stessa classe dirigente tenuta in vita. Ed è rimasto a fare il Presidente, rompendo una consuetudine costituzionale che si sta rivelando più che mai motivata e sana. Questa situazione, che è svilente e imbarazzante anche e soprattutto per lui, è data da una serie di anomalie di cui egli stesso si è reso protagonista. Non so quale sia la soluzione: so solo che così non va, e me ne duole. Anche e soprattutto per il Presidente della Repubblica, sì.

3) Non avrei voluto mai dire una cosa del genere, perché sa di vittimismo o di “schiuma alla bocca” (così dicono). Ma è in atto una sistematica censura – se vogliamo chiamare le cose con il loro nome – nei confronti di due dei candidati alla Segreteria Nazionale del Partito Democratico. Uno è Giuseppe Civati, che è quello che chiaramente sostengo da mesi, l’altro è Gianni Pittella. Il primo (Civati) risulta l’inseguitore principale – dietro l’iperfavorito Renzi – ormai in tutti i sondaggi (questo anche secondo giornalisti tutt’altro che simpatizzanti), ha coinvolto migliaia di persone sulla rete e nelle piazze, riempito le Feste e i Circoli di tutta Italia, messo in campo idee radicali e di cambiamento reale. L’altro è il Vicepresidente del Parlamento Europeo – non bruscolini, portatore di istanze importanti a livello comunitario, e, in vista Congresso, parecchio sottovalutato, dato il forte sostegno di cui gode nel Meridione. Io, da iscritto al Partito Democratico, e per rispetto dei principi che dovrebbero guidare prima di tutti un partito così denominato, chiedo al Segretario Guglielmo Epifani di trovare le soluzioni giuste per garantire un Congresso giusto e fruttuoso che goda di una migliore -se non perfetta- par condicio fra i contendenti.

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