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Non veniteci a dire che: Don Ciotti, la mattina

Ascolto Don Ciotti, ore 8.10 di mattina su Radio Capital.

Parla di come stiano riuscendo a stuprare anche la modifica al 416ter (voto di scambio politico-mafioso) modificando un paio di paroline, di come ignorando progressivamente (“progressivo”: che bella parola) le politiche sociali siano sempre i più deboli a pagare, di quanto stiamo sprecando dietro ad assurdi armamenti e grandi inutili opere quando qualità di vita, livello culturale, condizioni lavorative dei cittadini scende vertiginosamente.

Don Ciotti parla, con incredibile lucidità e semplicità -e chi può accusar Don Ciotti di star tentando di DELEGITTIMARE IL SACRO GOVERNO, che si stia COSTRUENDO UNA CARRIERA, che stia CERCANDO UNA VISIBILITÀ DA DISSIDENTE-, di quanto le larghe intese, indicatrici di una “politica debole” ed una “democrazia pallida”, non possano portare da nessuna parte nella lotta a corruzione e conflitto d’interessi e interessi particolari che delle “larghe (ma piccolissime) intese” sono succo, humus, essenza, garanzia di sopravvivenza.

Potremmo continuare all’infinito, potrebbe farlo anche Don Ciotti. Lui non abbandonerebbe l’alone di santità e perseveranza con cui continua a lottare, con parole e gesti e comunità, da anni. Noi invece ci incazzeremmo sempre di più, e alla fine scoppieremmo in un irrazionale PERCHÉ?
Vi prego, non ci venite a dire che al massimo é solo incapacità, non ci venite a parlare di buona fede, non discorrete vanamente di equilibri, di bilanciamenti, di “piccoli passi”. Sempre più mi chiedo: ma non la vedete la melma? La connivenza? La collusione, sì, la collusione? La difesa dell’indifendibile? Non v’accorgerete d’un sistema che s’arrocca, cercando disperatamente di spacciarsi per amico?
Se sì, dobbiamo rispondere.

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