Non capisco cosa voglia dire, nella proposta di Renzi (e amichetti vari) “partito agile, flessibile, elastico, multiforme, veloce”. Non capisco verso cosa si vada, appurato che il “partito di massa” non è più cosa dei nostri tempi (e non é che non ce ne siamo accorti, purtroppo). Poi: partito aperto o slargato? Perché l’apertura si sottende che sia ad un impegno con discussione critica, non alla condivisione passiva di contenuti. Lo “slargamento” del campo, ad una specie di partito-comitato elettorale che sia più una pubblicitarizzazione del contenuto precotto, a me invece fa un po’ -appunto- orrore: “modello Obama”? “modello Blair”? “modello Clinton”? Qualcuno è convinto, e lo è sempre stato, che per correre verso il futuro si debba sempre scalpitare verso l’americanizzazione-anglosassizzazione dello stile comunicativo. E non solo: anche della Politica in sé per sé. Peccato che mentre gli altri cambiano rotta, sia comunicativamente che economicamente, rimettendo in discussione la telecrazia che ha contraddistinto gli ultimi 20 anni e il liberismo che ha strozzato le genti, noi ci vogliamo affacciare, proprio ora, a quel mondo pazzerella. INNOVAZIONE, dicono: appunto, innoviamo, inventiamo: creiamo qualcosa di mai visto, rimettiamo la gente in strada e nelle piazze a parlare di questo o quell’altro tema, non di questo o quell’altro divo o imprenditore politico. Non ripeschiamo, di grazia, ricette ye-ye, buone 20 anni fa. E che non hanno fatto troppissimo del bene, né a noi né agli altri (sempre se prendiamo in mano il coraggio di andare a vedere il marcio delle cose, eh).
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