Quasi 300 pagine, in quasi 7 ore, quasi di continuo. Non leggevo così da tanto, leggevo di solito così quand’ero bambino. L’antologia di Bocca, i suoi pezzi corti ma diritti e acuti ed efficaci. Accompagnati dal sole pigro del Lazio stanco, le verdi colline della Toscana e il suo fango fresco, una stretta e panoramica e grigia Genova, la nebbia Padana che con mio padre -come in una sorta di telepatia – mi ha fatto pensare a quanto dovevano essersi sentiti sradicati i meridionali come noi, qui, in esilio di vita. Agrodolce da vigilia, facce italiane in umido freddo che sembra olandese, mio nonno che – nonostante tutto- sembra sempre più saggio, a far pipì nella foschia. Italia così bella e maledetta e contraddittoria, che non puoi che chiederei, in doverosa prima persona plurale: “Possiamo cambiare?”
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