Di solito si parla di “sentenze ad orologeria”, ma stavolta pare che, dopo la sentenza, sia arrivata una gravidanza. Anch’essa, più che mai, ad orologeria.
Consapevolmente triste ironia, data la dolorosa e difficile circostanza in cui si trovano da qualche settimana le due coppie protagoniste del seppur non unico misfatto di questo tipo. La notizia la dà La Stampa, e la mantiene in testa a tutte le altre sulla sua homepage lungo tutto il corso della pigra primaverile domenica: dicembre scorso, ospedale Pertini di Roma, gli embrioni delle due coppie di cui sopra vengono scambiati, e fecondati nella “mamma” sbagliata.
Il reparto di fisiopatologia della natalità, la “scena del delitto”, è in realtà chiuso per inchiesta interna già da quasi due settimane: precisamente, dal 1 aprile. Eppure, la tanto incredibile notizia non riceve gli onori della grande stampa sino ad ieri, precisamente quattro giorni dopo la solitamente ritardata(ria) sentenza della Consulta sulla legge 40 riguardante la fecondazione eterologa (mentre nel caso appena raccontato la fecondazione è stata omologa). Repubblica ne approfitta per far partire il dibattito, chiedendo opinioni ad un’indignata Roccella di Ncd e a un minimizzante Borini della Società Italiana di fertilità e sterilità: se ne parlerà ancora per qualche giorno.
Il meccanismo è chiaro: da un fatto “eticamente sensibile” come l’abolizione della legge 40 parte una serie a puntate, un filone, una “coda di notizie”. Così che se ne possa discutere, infervorandosi, dividendosi nelle opposte fazioni, quelle dello sfogo occasionale dei mediamente informati. Un caso-tipo per un fenomeno usuale. E nel mezzo di una crisi editoriale costante, cosa non si fa per vendere qualche copia o, semplicemente, rimediare qualche like in più?
Nicolò Scarano
@nicoloscarano